venerdì 28 dicembre 2012

Nomi e animali ; e una breve storia


Oggi mi è stato fatto notare, che non si dovrebbero attribuire nomi di persona agli animali.
Strana obiezione.
I nomi… i nomi non fanno le persone.
Allora , per contro, nessuno dovrebbe più chiamarsi Jack dal momento che è esistito “Jack lo squartatore”, nemmeno un cane.
Gli esseri umani sono già abbastanza bravi da soli ad intaccare la propria dignità;  non credo che l’attribuzione di un nome possa togliere dignità a chicchessia.
Dal mio punto di vista credo che il rischio sia più evidente se si rovescia il ragionamento, anche perché sono i comportamenti aberranti di certi esseri umani a togliere dignità agli animali domestici, i quali si affezionano con molta semplicità e non sono in grado di difendersi.

Vi racconto una storia vera.
In India utilizzano gli elefanti come bestie da lavoro. Ne hanno cura solo in funzione di ciò che possono rendere. Li tengono incatenati e viene loro insegnato ad ubbidire: l’addestramento prevede duri maltrattamenti.
Gli elefanti sono animali estremamente intelligenti ed è vero che sono dotati di grande memoria, infatti sono capaci di ricordarsi di qualcuno che ha fatto loro del male anche dopo anni. Come pochi altri mammiferi (delfini e primati) sono in grado di elaborare un pensiero creativo (cosa che alcuni esseri umani non sono in grado di fare).
Un giorno lungo una strada di non so quale posto sperduto in India, stavano piantando dei grossi pali. 
Gli elefanti li sollevavano e con un singolo movimento della proboscide li andavano a collocare nella buca profonda che era stata scavata dagli operai. Alcuni uomini erano espressamente addetti a far procedere gli animali  lungo il ciglio della strada, e si  preoccupavano di far mantenere loro un ritmo costante e serrato. Ad un certo punto un pachiderma si fermò , il palo stretto nella proboscide, sospeso sopra la buca. Il suo padrone lo incitò senza risultato. L’animale non ne voleva sapere di continuare il suo lavoro. La sua ostinata  disobbedienza rese feroce l’uomo che cominciò a picchiarlo con forza. Nulla da fare. L’animale soffriva sotto le percosse, ma non si muoveva. Poi qualcuno si accorse che nella buca c’era un cane che dormiva, forse svenuto. Tirarono fuori il cane e il povero elefante piantò il suo palo.
No comment!

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